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 Tasso dioico 
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Salute amici,
non me ne vogliamo i political corrects, ma a costo di risultare anacronistico... lo sapevate che il tasso è annoverato tra le le piante dioiche? Ossia che hanno sessi distinti, perciò solo la pianta femmina genera le bacche rosse con all'interno il seme.
Il dubbio mi è venuto perché osservando diversi tassi che bordano antiche chiese, dimore medioevali e cimiteri, ho notato che la quasi totalità non genera frutti; al contrario dei boschetti spontanei di tasso prealpini.
Ritengo a buon conto, che la scelta di piantare solo tassi maschi non sia casuale, perché nella progettazione dei giardini che circondano i su menzionati edifici, l'architetto o il giardiniere preferica i maschi per non rischiare la nascita accidentale di altri tassi che comprometterebbe il progetto, oltre al fatto che le bacchette una volta cadute sporcherebbero i viali.
Ho due Osage in giardino di poco più di 10anni che non hanno mai fatto pomi.. Saranno maschi? Avete una piantina femmina?


22/08/2023, 20:38
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Cita:
Ho due Osage in giardino di poco più di 10anni che non anno mai fatto pomi.. Saranno maschi? Avete una piantina femmina?


Magari sono due femmine .... ;)

I fiori li fanno ? puoi riconoscere il sesso dal fiore. Se sono femmine, all'Altana del Motto rosso hanno deglio osage, se sono femmine quando fioriscono gli chiedi qualche fiore maschio e li impollini tu

https://www.actaplantarum.org/forum/viewtopic.php?p=77998&hilit=maclura#p77998

Buona giornata


23/08/2023, 9:24
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Ciao Giorgio,
Buona idea: faccio l'apeManx :mrgreen:


23/08/2023, 11:12
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Udite udite! anche il magiociondolo dei famosi archi "piemontesi" della Valle Maira è dioico...
Ora sorge spontanea la domanda: di solito usiamo i maschi o le femmine per realizzare i nostri formidabili archi? Chi è fissato per tagliare in luna calante in inverno quando la pianta non vegeta e la linfa è ferma non riesce a scoprire il sesso a meno che non abbia curato la pianta dall'estate precedente, o sbaglio?
Di solito la pianta femmina per generare e portare a maturazione i frutti ed infine i semi, deve dedicare nutrimento, linfa ed energie alla scopo; perciò una pianta maschio una volta garantirti i pollini (eccesso di pollini nell'aria crea allergie perché si predilige come dicevo nel precedente post piantare maschi https://www.google.com/amp/s/amp24.ilso ... na/ACWFGAZ) concentra nutrimento ed energie solo per tronco, rami e foglie.
Quindi, tornando a noi.... il legno delle piante maschio è migliore per realizzare archi?
Cosa ne pensate? Avete esperienze in merito?


29/08/2023, 14:40
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Ma sì, chi se ne frega: ormai tutto il mondo è fluido, anche gli alberi :lol: :lol: :lol:


30/08/2023, 16:22
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@giogio_65 mi fa notare che iI magiociondolo ha fiori ermafroditi e simmetrici:
https://www.actaplantarum.org/forum/vie ... hp?t=16671

Fa tiro da se :mrgreen:


30/08/2023, 17:26
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Concordo con Gorthan. Credo che sesso, fase lunare ecc siano tutte elucubrazioni mentali di noi moderni. Sono piuttosto altri i fattori che fanno una buona doga per archi. Sul fatto che la fase lunare del taglio non abbia effetti pratici mi è stato confermato anche da un professore dell'Università di Scienze Forestali di Firenze basandosi sul esperimenti effettuati in proposito. Inoltre in nessun testo antico si fa riferimento a ciò. Per quanto riguarda il periodo di taglio, ad esempio i tassi prelevati a nord delle Alpi destinati agli arcai inglesi venivano tagliati dall'inizio dell'estate fino a ottobre credo per ovvie ragioni di condizioni climatiche (neve ghiaccio ecc) che in inverno avrebbero reso difficile l'operazione.


06/11/2023, 9:07
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Iscritto il: 12/06/2016, 8:06
Messaggi: 534
Località: Milano
Non sono un esperto, ma credo sia difficile dare una regola unica generale.
Chi costruisce archi primitivi, taglia il legno e comincia subito a lavorarlo. Non è molto interessato a quant'acqua è contenuta nel legno.
L'arco si fa in fretta, ma probabilmente cambierà nel tempo.
A quel punto ci si ritorna sopra oppure se ne fa un altro.
Chi invece desidera un arco più stabile nel tempo preferisce lavorare legno stagionato, cioè privo di acqua quanto più possibile.
Non infrequentemente lo si lascia a riposo per non meno di due o tre anni. Il periodo si può abbassare se il tronco viene tagliato in vena e nuovamente legato con spaziatori che accelerano la stagionatura, favorendo una parziale quanto utile deflessione. Questa può essere ulteriormente accentuata in fase di lavorazione.
In questo caso è probabilmente meglio raccoglierlo in stagioni fredde.
Febbraio, dicono in molti.
Ancorché minima, ma è possibile che la luna eserciti un minimo effetto gravitazionale sull'acqua contenuta nel legno, mentre il sole attiva la fotosintesi, che richiama acqua fin nelle foglie.
Credo perciò che stia qui il motivo che consiglia le notti prive di luna.
Sono ovviamente ipotesi, ma un certo mondo contadino segue ancora queste regole di potatura.
Un atteggiamento scientifico guarda con attenzione alle tradizioni che si tramandano nei secoli. Non sempre, infatti, sono frutto di rituali superstiziosi.


23/11/2023, 1:40
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Iscritto il: 27/07/2010, 9:00
Messaggi: 2594
Beh ... un conto la semina o la potatura, altra cosa tagliare un tronchetto/ramo per farci un arco. In effetti è proprio da uno degli studiosi più ferrati nel campo (docente Università di scienze forestali di Firenze) che ho avuto la conferma che ad esempio la luna non ha effetti misurabili su proprietà meccaniche del legno tagliato. Se a questo aggiungo la mia esperienza personale non mi faccio più problemi di periodo di taglio. Per quanto riguarda la stagionatura prolungata, sempre per esperienza personale, posso dire che con alcuni legni è addirittura "letale" (es. tipico il nocciolo). Un conto è ricavare una doga da archi, altro è ricavare assi da carpenteria. Se un tronco lo si sbozza subito, il tempo di stagionatura per ricavare una doga da arco è drasticamente ridotto (anche di questo ne avevo discusso con la stessa persona di cui sopra). Anche a proposito di archi "primitivi" come dicevi, ad esempio una popolazione africana di cui ho letto un resoconto fatto da uno studioso, dopo aver tagliato e lavorato il tronchetto, viene lasciato seccare almeno un paio di settimane prima di essere utilizzato (forse "primitivi", certo non stupidi)
Il fatto è che ho l'impressione che si sono applicate regole a una reinventata "arcaieria" prese a prestito da altri campi della falegnameria ecc. senza tener conto delle vere necessità pratiche della costruzione di un arco. Se ad esempio si sceglie una doga già leggermente riflessa in avanti, questo ha molto più effetto di una stagionatura di anni.


27/11/2023, 19:27
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Iscritto il: 27/07/2010, 9:00
Messaggi: 2594
... a si ...
Cita:
cioè privo di acqua quanto più possibile.
... non dimentichiamoci che una delle più frequenti cause di rottura di archi di legno è proprio la eccessiva secchezza del legno. Se si lascia un arco perfettamente funzionante inutilizzato per lungo tempo in ambiente secco (ad esempio appartamento riscaldato), la sua umidità scenderà notevolmente, cosa estremamente pericolosa (Jeval ad esempio mi diceva che l'umidità del legno non dovrebbe mai scendere sotto l'otto per cento). Il legno del resto è un materiale naturale e poroso, quindi soggetto a variazioni di umidità interna a seconda dell'ambiente circostante. Una volta raggiunta la cosiddetta "stagionatura" (se di ridotte dimensioni come ad esempio una doga sono sufficienti poche decine di giorni), farlo seccare ulteriormente sarebbe superfluo se non addirittura dannoso visto che deve "lavorare". Altra cosa ovviamente se ci dobbiamo costruire dei mobili.


28/11/2023, 14:51
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