Quando circa un anno fa mi accingevo a realizzare un piemontese in maggiociondolo, al momento delle prime trazioni , ebbi la brutta sorpresa di udire il famigerato “crak”: lesione sul dorso, interessante i primi anelli di crescita.
Provai a togliere prima due, poi tre, infine quattro anelli, fino a raggiungere il dorso integro; ma ovviamente il risultato fu quello di ottenere un elastico… decisi quindi di ridurre la lunghezza … insomma per farla breve alla fine mi ritrovai con un archetto da 50” ca. che comunque sempre elastico era..
Decisi quindi di sperimentare la trasformazione dell’archetto
in un composito.
Quanto sto per raccontare è il resoconto della mia esperienza, da assoluto neofita, nell’intento di condividerla e fornire a chi di interesse le soluzioni che ho dovuto adottare per risolvere i problemi che via via mi si sono presentati.
E’ chiaro che costruttori esperti di compositi potranno trovare un mare di osservazioni e quanto da me ottenuto potrà sembrare ovvio o scontato, ma per me è stata, come si dice, la prima volta.
Le operazioni di cui sopra intanto mi avevano portato all’inizio dell’estate: fino al settembre ho cercato di procurarmi del tendine bovino. Seguendo le indicazioni, credo di Centurion, ho trovato tendine crudo all’Auchan di Rescaldina (MI) , a 50km ca. da casa mia. Ho fatto quindi tutta la trafila di preparazione del tendine, estrazione, essicazione (con relativa lotta con le mosche cavalline, che non si vedono mai , ma appena metti fuori il tendine, accorrono a frotte), battitura e cardatura: alla fine di ottobre disponevo di un notevole quantità di tendine pronto per l’uso.
Dagli amici de l’Arc , incontrati a Grazzano Visconti (per l’annuale gara in costume medievale) ho ricevuto la colla di tendine necessaria e le lamine di corno di bufalo (provenienti da Saracenbow). Le lamine (4,5x40x500 mm ca.) si adattavano in maniera direi ottimale all’anima di citiso del “Corto” i cui flettenti, partendo da 44mm di larghezza , erano rastremati fino a 16 mm ai puntali. Lo spessore era ridotto a 6 – 7 mm per quasi l’intera lunghezza del flettente. Ovviamente la manicatura, data l’origine dell’arco, era alquanto robusta : questo ha condizionato in seguito le operazioni di equilibratura e di riduzione del carico.
Va detto che non ho mai avuto l’intenzione di realizzare un composito a leve rigide, ho cercato semplicemente di effettuare un recupero senza velleità di riproduzione storica.
Ho quindi iniziato a sagomare le lamine, incollarle ai flettenti
e, data la differente lunghezza rispetto a questi ultimi, ho realizzato un raccordo suoi puntali, poi rastremato e ridotto a punta di cono per l’inserimento di puntali in corno bovino . Con questa modifica la lunghezza ha raggiunto 51”.
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%segue....