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 Ritenete il vostro arco protetto dall'umidità? 
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Salve a tutti,
la recente discussione, con ampi scambi di opinioni personali sul modo di proteggere il proprio arco, presente qui: viewtopic.php?f=21&t=1233 mi ha fornito lo sprone e la necessaria curiosita per effettuare qualche esperimento allo scopo di approfondire l'argomento protezione.
Presso un discount popolare avevo già acquistato, tempo fa, una piccola stazione metereologica, la quale sottoposta a prove di campionatura con uno strumento professionale si è dimostrata abbastanza precisa: +/- 1 % nel campo scala che dal valore di 28% va al 93% di umidità, perfettamente atta alla prova "casalinga" che ho condotto.
La prova l'ho condotta su 6 archi di vario legno e varia forma, di cui solo 3 hanno subito un trattamento di protezione già in passato, rinnovato per due giorni consecutivi prima di iniziare la prova.
La prova è stata condotta ponendo all'esterno dell'abitazione, ma in luogo protetto da rugiada e pioggia, i sei archi con la stazione metereologica all'altezza delle manicature degli stessi, effettuando la lettura della % di umidità ogni 12 ore.
Sono rimasto perplesso, vi mostro i grafici ricavati:
Allegato:
grafico1.png

Allegato:
grafico2.png

Allegato:
grafico3.png

segue.....


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14/09/2012, 21:52
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Seguito del post precedente:
Allegato:
grafico4.png

Allegato:
grafico5.png

Allegato:
grafico6.png

I risultati sono solo da leggere tenendo presente che il peso è espresso in grammi e dal grafico si possono stabilire di quanti grammi è stata la variazione.
Non ho provato a simulare la classica mezza giornata di sole con l'arco chiuso in auto, come non ho affrontato un viaggio di un'ora e mezza con l'aria condizionata inserita, ma sarebbe interessante vedere come reagisce un arco in queste condizioni.
Sto approntando, per il secondo esperimento, sia la cera di Oddr, sia un altro intruglio di mia intuizione, ma proverò anche proteggendo con colla animale.
Un saluto da Raff


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14/09/2012, 22:08
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ciao Raff, sembra interessante.
come dicevo in un altra discussione io cerco di proteggere i miei achi solo dalla pioggia e non dall'umidità. ho notato che col grasso ad esempio le gocce scivolano via ma l'arco cambia prestazioni (in maniera comunque non eccessiva, appena percettibile) a seconda dell'umidità e del calore in ogni caso. ma va bene così. credo che maggiori variazioni le abbia la corda che provvedo a sistemare ogni volta prima dell'uso. non mi sembra il caso di impermeablizzare ermeticamente un arco di legno. ripeto, le variazioni da quello che ho visto sono minime sull'efficacia se non penetra proprio l'acqua.

ciao!


15/09/2012, 12:53
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Ciao Maghin,
magin ha scritto:
come dicevo in un altra discussione io cerco di proteggere i miei archi solo dalla pioggia e non dall'umidità. ho notato che col grasso ad esempio le gocce scivolano via ma l'arco cambia prestazioni (in maniera comunque non eccessiva, appena percettibile) a seconda dell'umidità....

L'effetto dello scivolamento delle gocce di acqua sulla superficie di un legno trattato con con lo strutto è solo la manifestazione dell'effetto di idrorepellenza che una qualsiasi materia grassa semplice di tipo vegetale, animale e minerale: strutto, olio d'oliva, olio di semi, olio di lino crudo, burro, margarina, glicerina, cera ecc. assieme ai grassi derivati dal petrolio e quelli di sintesi, induce su una superficie trattata con esso, in modo variabile. Volgarmente si afferma che “nutrono” il legno, ma il “nutrire” è un termine improprio perché esso descrive un fenomeno riferito ad un qualcosa di vivente e non morto come è il legno. Sarebbe più giusto affermare che ne impregna gli stati superficiali.
La piccola differenza di “cambio di prestazioni” che anche tu noti è l'effetto dell'assorbimento/cessione di umidità da parte del legno con l'ambiente che lo circonda; avviene, non per i pochi minuti di pioggia che ci sorprende durante una gara/manifestazione, ma bensì per effetto delle variazioni di umidità ambientali di cui noi non ne teniamo conto; sono la manifestazione di quei disastrosi effetti che hanno decretato il non attecchimento dell'arco composito, Unno, Turco, Magiaro, che dir si voglia, nel nord europeo, ma anche nel nord d'Italia.
magin ha scritto:
…....ripeto, le variazioni da quello che ho visto sono minime sull'efficacia se non penetra proprio l'acqua.....

Io presuppongo, anzi sono certo, che nessun proprietario d'arco che conosca l'effetto di essa sul legno, sia pronto a cospargere su di esso il contenuto equivalente in acqua di una tazzina di caffè ristretto, che equivale a 10 grammi circa, facendo in modo che non evapori e che penetri tutta al suo interno, .... guarda caso, questa azione corrisponde alla perdita/incremento di acqua, da me stesso misurata, durante i periodi con eccesso/scarsezza di umidità ambientale.
Un grammo di acqua equivale ad un centimetro cubo; 10 grammi 10 centimetri cubi.
Allegato:
acqua, 10g.jpg

Eccoli in un bicchierino per rosolio della nonna e pensate, anche, che essi possono entrare o uscire dal legno del vostro arco nel giro di 12 ore a vostra insaputa.
Per rallentare questo fenomeno occorre che la sostanza protettiva da impiegare produca un film, uno strato solido ed allo stesso tempo elastico, perfettamente adeso al legno e che sia impermeabile anche ai vapori.
magin ha scritto:
.....credo che maggiori variazioni le abbia la corda che provvedo a sistemare ogni volta prima dell'uso.....

Questo è un bell'argomento da sperimentazione: misurare l'allungamento/accorciamento di una corda, in lino o canapa, al variare del 10% di umidità, con la trazione dell'arco incordato; provare quale è il miglior metodo di prevenirlo, mi solletica molto.
Che dici ci provo? Bastano 10 libbre per simulare la trazione di un tuo longbow come punto di partenza?
Un saluto da Raff


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16/09/2012, 22:34
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Cita:
sono la manifestazione di quei disastrosi effetti che hanno decretato il non attecchimento dell'arco composito, Unno, Turco, Magiaro, che dir si voglia, nel nord europeo, ma anche nel nord d'Italia.


la domanda è diversa , visto che esistono compositi da climi umidi, come facevano a isolarli dall'umidità ambientale ?

Carlo B ci ha parlato dei laccatori giapponesi , in corea usano scorza di betulla così come nell'antico egitto e in mongolia se non ricordo male.

è vero che un clima secco molto probabilmente ha dato i natali al composito, ma l'umidità ambientale non ne ha impedito certo la sua diffusione anche nella piovosa verdeinghilterra iqualche resto di composito si è ritrovato (carleon) .
le flotte turche ne hanno fatto uso ben oltre l'invenzione dell'archibugio e andar per mari non è certo una cosa asciutta.


17/09/2012, 9:55
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Iscritto il: 27/07/2010, 9:00
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credo che la questione dell'umidità ambientale sia un po sopravalutata. archi compositi hanno attecchito bene ad esempio a Venezia che tra le città italiane non è certo la più secca. i Romani se li portavano ovunque, anche nel nord dell'Inghilterra che è ancora più umido. se non si è diffuso moltissimo in Europa penso sia dovuto soprattutto al fatto che richiedono maestranze molto specializzate. era molto più semplice, immediato ed economico proseguire con quelli di legno che appartenevano alla tradizione (i legni più adatti non mancavano come invece in altre aree). anche per questi credo che non si facessero tutti quei pensieri sull'umidità, li usavano e basta esattamente come facciamo ancora oggi per gioco, estate o inverno che sia, al nord come al sud ecc.
le ricerche di Raff sono interessantissime ma ai fini pratici, se vogliamo fare gli "storici" non credo sia cosa pertinente isolare ermeticamente un arco.
ciao!


17/09/2012, 10:47
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credo che la cosa più pericolosa per un arco composito dal punto di vista dell'umidità sia una tendinatura non sufficientemente isolata. come giustamente ricorda Bac spesso si ricopriva di corteccia di betulla o altro. anche eventuali riparazioni dubito che in certe regioni fossero fatte con tendine. sto facendo una ricerca in questo senso. se qualcuno ha informazioni sono veramente gradite.

ciao!


17/09/2012, 12:17
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Il problema dei compositi con climi umidi non è la rottura dell'arco ma la perdita di potenza.per recuperare materiale da un arco composito rotto uso immergerlo in una vasca e nonostante tutto il giorno in immersione comunque ho difficoltà a delaminarlo.per il tendine è ancora peggio.La lacca risolve a tutti i problemi di umidità, ma era usata solo su archi compositi anche perchè in Europa arrivò in eta più tarda se non erro.
Prima dell'uso della lacca bastava applicare corteccia di betulla(come detto prima) ma anche la semplice pelle aiuta a preservare.QUi dove vivo io non me lo pongo proprio il problema, fortunatamente gli inverni sono miti e sostanzialmente asciutti.le estati torride.


17/09/2012, 12:35
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Salve a tutti,
comincio dall'ultimo; mi è più comodo.
Hai ragione Pierluigi, il primo effetto in un arco composito è quello che l'umidità, o l'acqua direttamente, provoca in primis un allentamento del tendine: si smolla e perde le sue caratteristiche di tenacità; ma è pur vero che anche la colla animale comicia a subire danni che possono arrivare allo scollamento delle lamine.
Un paragone per conferma, anche se non proprio attinente, è il vecchio cassettone impiallacciato della nonna lasciato in cantina all'umido: poco per volta si scolla letteralmente.
Ottima la tua scelta di proteggerlo con la laccatura, che tutti vogliono introdotta nel tardo 1600, ma se andiamo a vedere i mezzi per ottenerla erano già presenti molto prima e su alcuni strumenti musicali del medio evo si son riscontrate laccature originali. E' un mistero o solo nel tardo 1600 la laccatura ha conosciuto una reinvenzione su larga scala?
La distillazione di bevande fermentate contenenti alcol era una tecnica conosciuta fin dagli antichi egizi: http://it.wikipedia.org/wiki/Distillazione
Conoscevano anche le varie resine quali la sandracca, il benzoino, la propolis, la trementina la pece e fare una protezione isolante a base d'alcol era facile.
Del resto, alcuni archi mongoli, contenuti in alcune tombe nella regione del Gobi (deserto) mostrano uno strato di colore che si rileva come una vernice (ATARN)
Oltre ad usare la corteccia di betulla, i giapponesi hanno impiegato corteccia di ciliegio che ha le stesse proprietà.
Per Maghin:
magin ha scritto:
credo che la questione dell'umidità ambientale sia un po sopravalutata. archi compositi hanno attecchito bene ad esempio a Venezia che tra le città italiane non è certo la più secca.
Erano solo il frutto di commercio con i bizantini e nulla vieta di pensare che fossero protetti contro l'umidità visto che i bizantini li adoperavano anche sulle navi.
magin ha scritto:
.... i Romani se li portavano ovunque, anche nel nord dell'Inghilterra che è ancora più umido. se non si è diffuso moltissimo in Europa penso sia dovuto soprattutto al fatto che richiedono maestranze molto specializzate.....
sul fatto che per costruire un composito occorra uno specializzato si potrebbe essere daccordo, ma che i romani usassero massicciamente l'arco ho qualche dubbio e 28-30 pezzi d'osso lavorati con l'incavo della corda ritrovati in un forte, presso il vallo di Adriano, che hanno fatto supporre una "fabbrica" atta a produrre archi compositi non sono molto daccordo. Forse è stato un tentativo da parte degli arcieri mercenari (Parti?) di cui i romani usavano servirsi.
magin ha scritto:
era molto più semplice, immediato ed economico proseguire con quelli di legno che appartenevano alla tradizione (i legni più adatti non mancavano come invece in altre aree). anche per questi credo che non si facessero tutti quei pensieri sull'umidità, li usavano e basta esattamente come facciamo ancora oggi per gioco, estate o inverno che sia, al nord come al sud ecc.

Per costruire un composito occorre un anno; da una descrizione dell'epoca della guerra dei cent'anni ho letto che la doga di tasso impiegava tre anni prima di diventare arco... forse era più rapida la costruzione di un composito.

magin ha scritto:
....le ricerche di Raff sono interessantissime ma ai fini pratici, se vogliamo fare gli "storici" non credo sia cosa pertinente isolare ermeticamente un arco.
ciao!

Per storici intendi rievocatori? Se sì allora concordo con te; essi non hanno il bisogno di tirare frecce venti metri oltre la gittata.... oppure intendi che i rievocatori son liberi di interpretare le cose a loro piacimento?
bac ha scritto:
..........
è vero che un clima secco molto probabilmente ha dato i natali al composito,

Forse... i propenderei per un'altra definizione: il composito è nato per la necessità di tirar frecce da cavallo, perchè i coreani, i cinesi, i magiari, i bizantini, gli iraniani, avevano ed hanno ancora legni da arco a disposizione; gli unici scalognati potevano essere i mongoli che avevano cavalli a iosa ma pochissime piante.
bac ha scritto:
.... ma l'umidità ambientale non ne ha impedito certo la sua diffusione anche nella piovosa verdeinghilterra iqualche resto di composito si è ritrovato (carleon) .....

Certamente, qualche composito lo si è ritrovato in Inghilterra, al pari di qualcuno in Danimarca e Olanda, ma si tratta di esemplari posti a corredo in tombe, il che significa che fosse un bene personale, magari dovuta a guerre o incursioni nel Mediterraneo e non la dimostrazione che esso armava intere squadre di arceri.
Un saluto da Raff


17/09/2012, 23:38
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ciao Raff, vediamo un po cosa riusciamo a tirar fuori ancora, il discorso è interessante.

Cita:
Erano solo il frutto di commercio con i bizantini e nulla vieta di pensare che fossero protetti contro l'umidità visto che i bizantini li adoperavano anche sulle navi.

sul fatto che fossero in qualche modo protetti dall'umidità penso sia vero e mi sembra normale. un arco composito fatto da artigiani professionisti doveva tener conto anche di questo. credo che a Venezia siano sempre stati usati, prima portati dai Bizantini (al cui impero è appartenuta per secoli) e poi usavano quelli turcheschi frutto dell'influenza di scontri e rapporti con l'impero Ottomano. comunque sempre in misura minore rispetto a quelli di tasso usati più massicciamente per l'esercito.

Cita:
ma che i romani usassero massicciamente l'arco ho qualche dubbio e 28-30 pezzi d'osso lavorati con l'incavo della corda ritrovati in un forte, presso il vallo di Adriano, che hanno fatto supporre una "fabbrica" atta a produrre archi compositi non sono molto daccordo.

in epoca imperiale esisteva ad esempio una fabbrica di archi a Ticinum(Pavia) documentata sulla Notitia Dignitatum. Da quello che si sa i romani facevano usare in addestramento archi di legno mentre in guerra venivano utilizzati i compositi. l'impero vasto, potente ed organizzato come era a quell'epoca non aveva problemi a procurarsi maestranze specializzate e avere fabbriche per ogni tipo di arma, non c'era bisogno di prendrle da altri.

Cita:
Per costruire un composito occorre un anno; da una descrizione dell'epoca della guerra dei cent'anni ho letto che la doga di tasso impiegava tre anni prima di diventare arco... forse era più rapida la costruzione di un composito.

a parte il fatto che non sempre e non in tutte le epoche si stagionavano le doghe così a lungo, trovare artigiani in grado di costruire archi di legno era molto più facile e molto meno costoso. il tasso poi veniva "coltivato" anche allo scopo. la materia prima era molto più semplice da procurarsi e meno costosa, il legno stagiona da solo, basta lasciarlo li e per fare un arco di legno bastano poche ore.

Cita:
Per storici intendi rievocatori? Se sì allora concordo con te; essi non hanno il bisogno di tirare frecce venti metri oltre la gittata.... oppure intendi che i rievocatori son liberi di interpretare le cose a loro piacimento?

non ho capito cosa intendi per venti metri oltre la gittata. per quello che vedo io archi semplicemente ingrassati o anche con cera e grasso(che era quello che pare usassero) visto che se ho ben capito non isolano ermeticamente, si possono utilizzare comunque efficacemente in tutte le stagioni e le condizioni, oggi come allora.

Cita:
Forse... i propenderei per un'altra definizione: il composito è nato per la necessità di tirar frecce da cavallo, perchè i coreani, i cinesi, i magiari, i bizantini, gli iraniani, avevano ed hanno ancora legni da arco a disposizione; gli unici scalognati potevano essere i mongoli che avevano cavalli a iosa ma pochissime piante.

su questo sono daccordo, o almeno per alcune popolazioni. di archi compositi comunque ne sono esistiti numerosissimi tipi diversi. ad esempio presso gli Egiziani sono stati introdotti in un secondo tempo ed utilizzati insieme a quelli di legno tradizionali pur non essendo proprio degli archieri a cavallo per antonomasia come potevano essere ad esempio gli Sciti. e comunque i compositi egizi erano diversi da quelli propriamnte "da cavallo".

ciao!


18/09/2012, 8:39
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